Prevenire la violenza di genere, a partire dal linguaggio

Politiche di Genere | Servizi TV

14/02/2025



A TV7 con voi – speciale sera il contributo di Carla Campese, coordinatrice per le Politiche di genere Fnp Veneto, e della prof.ssa Anna Lorenzetti dell’Università di Bergamo, consulente ministeriale

La violenza di genere fa veramente rumore quando uccide: il 2024 si è chiuso con oltre 90 femminicidi e il 2025 già ne conta 4. Ogni dramma è a sé, ogni storia ha i suoi distinguo, ma ormai è chiaro che la matrice comune è culturale. E non si può aspettare il 25 novembre per fare l’ormai consueto, terribile bilancio annuale. Come Fnp Veneto ci siamo interrogati su cosa si possa veramente fare per prevenire la violenza di genere e, contemporaneamente, promuovere la parità di genere. Ciò ci coinvolge come singoli componenti della società, come soggetti organizzati come il sindacato, come istituzioni. A questo tema abbiamo dedicato l’ultima nostra partecipazione a TV7 con voi – speciale sera dell’11 febbraio, che potete rivedere in questa pagina: ospiti della trasmissione Carla Campese, coordinatrice per le Politiche di genere della Fnp Veneto, e la prof.ssa Anna Lorenzetti del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Bergamo e coordinatrice del gruppo di lavoro sul linguaggio all’interno dell’Osservatorio permanente sull’efficacia delle nome sulla violenza di genere e domestica del Ministero della Giustizia. 

LA VIOLENZA HA LE SUE RADICI NELLA CULTURA

Il problema culturale è, in breve, vedere la donna come un oggetto da possedere in modo esclusivo, sia nell’ambito di una relazione sia in quello di una auspicata relazione. I freddi numeri, peraltro, ci restituiscono anche un aumento delle segnalazioni di violenza nei confronti di donne mature e anziane. Dal dibattito in studio è emerso che il nostro Paese, tuttavia, non ha bisogno di nuove norme: ha bisogno da un lato che esse vengano applicate, ma dall’altro la necessità più impellente è lo sviluppo della consapevolezza di tutto ciò che può essere violenza.

«Le donne della nostra generazione», dice Campese, «sono state protagoniste di grandi cambiamenti: ma un conto è il percorso legislativo, un conto è ciò che è stato rivoluzionato nelle famiglie, dove sembra invece valere un altro codice». Sono allarmanti, peraltro, le statistiche che dicono che una buona percentuale di giovani giustificano comportamenti vessatori o limitativi della libertà, se si è in un contesto di relazione affettiva. Il campo di ricerca della prof.ssa Lorenzetti è quello del linguaggio giuridico, che si interseca con quello giornalistico, responsabili entrambi della “rappresentazione” della violenza: «È un tema su cui noi ci stiamo interrogando sia in ambito accademico che nell’Osservatorio», perché anche il linguaggio delle sentenze, nel riportare stralci di interrogatori o termini tecnici - per esempio - dell’ambito psichiatrico, rischia di legittimare la giustificazione della violenza, quando le sentenze poi vengono rilanciate dai media. Questo passaggio alimenta effetti culturali devastanti.