Aumentare le impegnative e gratificare il personale: ecco due strade per superare la crisi delle case di riposo

Non autosufficienza | Servizi TV

25/07/2024



Abbiamo organizzato su TV7 un confronto sui problemi dei centri servizi anziani tra noi della Fnp, rappresentante di chi ha bisogno di accedere alle strutture, e le strutture stesse

La stragrande maggioranza degli anziani non autosufficienti è assistita in casa (caregiver familiari o assistenti familiari), ma i servizi residenziali e semiresidenziali, cioè i centri servizi anziani che ancora chiamiamo per comodità “case di riposo”, sono di estrema utilità. Nella nostra regione risultano ora difficilmente accessibili per mancanza di posti, o di impegnative, o per i costi aumentati in modo tale che una famiglia fatica a sostenerli. Nel segmento curato dalla Fnp Veneto a TV7 con voi – speciale sera, andato in onda il 9 luglio e che qui potete rivedere, abbiamo organizzato un confronto costruttivo tra noi della Fnp Veneto, come rappresentante di chi cerca i servizi, e le strutture stesse, che questi servizi li offrono.

In studio Ivano Cavallin, segretario regionale Fnp Veneto, Marino Favaretto del nostro dipartimento sociosanitario ed esperto di centri servizi anziani, e in collegamento Giorgio Pavan, direttore generale dell’ISRAA Treviso, Ipab pubblica. Nell’ottica dell’invecchiamento della popolazione, e del conseguente aumento statistico della non autosufficienza, quali sono i problemi da risolvere? In che modo le normative che si stanno scrivendo li affrontano? E come guardare complessivamente al futuro della gestione della non autosufficienza?

IL PUNTO DI PARTENZA IN VENETO: ANZIANI NON AUTOSUFFICIENTI E CENTRI SERVIZI

In Veneto gli anziani sono più di 1,1 milioni (24% della popolazione) e, secondo la relazione sociosanitaria della Regione, si stima che quelli non autosufficienti siano circa 328mila, in pratica più di un anziano su 4. Dal 2015 al 2022 l’incidenza percentuale delle patologie della non autosufficienza non è cambiata in modo sostanziale. A eccezione della demenza senile, che è passata dal 33% del 2015 al 39,2% del 2022.

I centri servizi anziani sono 382, nella maggioranza privati (239 rispetto ai 143 pubblici). I centri pubblici e privati hanno complessivamente la stessa quantità di posti letto, con una leggera maggioranza – negli anni assottigliata sempre di più – dei posti letto pubblici: il 50,3% rispetto al 49,3% dei posti letto privati.

Da disposizioni (le DGR) della Regione, ci sono circa 32.600 posti letto autorizzabili, effettivi però sono circa 31.400 e coi Piani di zona i posti autorizzabili possono aumentare a 36.600. La Regione con il 2024 “dovrebbe” raggiungere l’obiettivo di coprire con le impegnative di residenzialità l’87% dei posti letto disponibili (nel 2021 copriva il 75%).

LE CRITICITÀ DELLE CASE DI RIPOSO SONO COLLEGATE

Una famiglia non trova accesso a una casa di riposo per il proprio anziano non autosufficiente perché o non c‘è posto o, se c’è, spesso è con retta intera. Questa situazione si spiega con ragioni che sono collegate fra loro: la carenza di personale, soprattutto infermieristico e di operatori sociosanitari (OSS), determina il fatto che una struttura non può attivare posti rispettando gli standard per l’accreditamento (anche se la Regione, a nostro avviso solo per aiutare proprio le strutture, li ha rivisti al ribasso). La mancanza di operatori è strutturale, e il problema è aggravato anche da due fenomeni: chi sceglie di cambiare addirittura lavoro perché si tratta di un mestiere oggettivamente faticoso, con uno stipendio ormai non adeguato. E, siccome questi lavori non sono resi appetibili, non ci sono giovani che si avvicinano a questi percorsi di studi.

Da qui le liste d’attesa anche molto lunghe che si sono create. Queste liste sono aggravate dal fatto che le impegnative di residenzialità non bastano per tutti i posti letto che ci sono, quindi anche quando questi sono disponibili, sono a tariffa intera, che può toccare anche i 3.000 euro al mese in base ai servizi offerti dalla struttura stessa. La Fnp stima che ci sia almeno un 10% di ospiti nei centri servizi anziani che pagano la retta intera, e le famiglie non possono fare altrimenti perché i loro cari hanno un tipo di non autosufficienza non più gestibile in casa.

NORMATIVE SULLA NON AUTOSUFFICIENZA E FUTURO DEI CENTRI SERVIZI

Dal 2022 a oggi la Regione Veneto ha rivisto con tre DGR diverse le impegnative di residenzialità, gli standard strutturali dei centri servizi anziani e il confronto con gli attori coinvolti: tutti provvedimenti sui quali come Fnp, anche con Spi e Uilp del Veneto, abbiamo dato critiche costruttive.

Sulle impegnative di residenzialità, la Regione ha introdotto nel 2022 quella unica da 52 euro, da noi criticata, e nel 2024 una quota aggiuntiva per il case mix assistenziale (disturbi comportamentali) con la “sperimentazione per il finanziamento a budget”, sulla quale abbiamo ancora espresso forti perplessità. Come già detto, la revisione degli standard strutturali e di personale dei centri servizi a nostro avviso ha di fatto solo ridotto il “tempo per ospite” che ciascun operatore deve dedicare. E ribadiamo il nostro disappunto nell’essere stati esclusi dal Tavolo interistituzionale per l’area anziani non autosufficienti, che la Regione ha previsto dal 2022 e avviato nel 2023.

Sul fronte nazionale, per quanto riguarda la non autosufficienza, la Legge Delega Anziani prevede una presa in carico globale e uniforme in tutto il territorio nazionale del paziente (a partire dal punto unico di accesso), e punta a potenziare la domiciliarietà. Dal nostro punto di vista è fortemente auspicabile che i centri servizi anziani possono rientrare in questo disegno, soprattutto nell’offerta di servizi diurni. Anche perché, ed è emerso dal dibattito durante la puntata, la legge per come è scritta rischia di essere applicata in una modalità ancora di forte appoggio (se non “scaricamento”) alla capacità di gestione delle famiglie che, però, saranno sempre più composte da meno persone.

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