Comunicati Stampa | Non autosufficienza
30/01/2025
I sindacati dei pensionati parlano di risorse inadeguate, numero limitatissimo di beneficiari, scarso coinvolgimento delle parti sociali. L’esito del bando regionale con fondi europei è ancora ignoto
Finanziamenti risicati, numero limitatissimo di beneficiari, nullo il coinvolgimento delle parti sociali. I provvedimenti messi in campo per affrontare il problema della non autosufficienza - secondo i sindacati dei pensionati di Cgil, Cisl e Uil del Veneto - continuano a essere del tutto inadeguati di fronte a necessità sempre maggiori legate in modo indissolubile all’invecchiamento della popolazione.
Il grido d’allarme di Spi, Fnp e Uilp riguarda in primo luogo la prestazione universale introdotta dal governo Meloni a partire da gennaio. Un assegno mensile di 850 euro riservato ad anziani ultra80enni con un livello di bisogno assistenziale gravissimo e un Isee non superiore ai 6mila euro. In Veneto il beneficio, secondo i calcoli dei sindacati, riguarderebbe meno di 1.800 soggetti, lo 0,6% degli ultra65enni non autosufficienti.
Ma i sindacati dei pensionati del Veneto chiedono lumi anche sul bando avviato a ottobre dalla Regione Veneto, con l’utilizzo di circa 60 milioni del fondo della programmazione regionale FSE Plus 2021-2027 destinati ad anziani non autosufficienti con Isee sociosanitario inferiore ai 40mila euro e una valutazione SVAMA con punteggio di almeno 70 punti, circa 12.500 destinatari secondo i calcoli della stessa Regione. Ma allo stato attuale, è la denuncia di Spi, Fnp e Uilp, non vi è stato confronto né ancora è stato comunicato l’esito del bando.
«A livello nazionale - spiegano Nicoletta Biancardi (Spi Cgil), Tina Cupani (Fnp Cisl) e Debora Rocco (Uilp Uil) - il governo non si è, nei fatti, confrontato con le organizzazioni sindacali sui provvedimenti necessari per l’attuazione della Legge Delega Anziani: non l’ha fatto nella preparazione del decreto legislativo attuativo 29/2024 che ha solo cominciato ad affrontarne gli aspetti legati alla non autosufficienza (“Disposizioni in materia di politiche in favore delle persone anziane, in attuazione della delega di cui agli articoli 3, 4 e 5 della legge 33/2023”), né nella fase successiva che ha visto l’approvazione di alcuni provvedimenti riferiti alla prestazione universale, prevista dallo stesso decreto. Per questo abbiamo richiesto l’apertura di un confronto permanente e preventivo sull’attuazione della Riforma. Recentemente abbiamo ricevuto alcune rassicurazioni durante un incontro con la viceministra Bellucci, in particolare per il coinvolgimento dei sindacati dei pensionati nel Cipa, il Comitato Interministeriale delle Persone Anziane. Staremo a vedere».
A livello regionale, invece, proseguono le segretarie di Spi Cgil, Fnp Cisl e Uilp Uil, «
chiediamo di conoscere l’esito del bando con i fondi europei avviato dalla Regione Veneto
:
abbiamo l'esigenza di conoscere lo stato della situazione, anche per poter assistere quanti hanno i requisiti sia per la prestazione universale introdotta dal governo, sia per l’iniziativa della regione con il fondo FSE Plus»
. Questo perché, dal messaggio con cui l’INPS ha definito le modalità di richiesta della prestazione universale, è emerso che essa sostituisce eventuali prestazioni regionali o locali destinate alle persone non autosufficienti con gravissima disabilità:
prestazione universale e contributo con i fondi FSE Plus,
quindi
, sarebbero incompatibili
.
«Come sindacato dei pensionati», aggiungono le segretarie, «vogliamo essere parte attiva nella discussione sulla programmazione dei servizi socioassistenziali (domiciliari, territoriali, residenziali) destinati ai più fragili. Riteniamo sia arrivato il momento di convocare quel tavolo di confronto specifico sulla non autosufficienza, che era stato ipotizzato ancora nel giugno scorso nell’ambito del più ampio tavolo Regione-sindacati sui temi sociosanitari»
In tale contesto, i sindacati rilevano come servano azioni molto più incisive e risorse molto più cospicue per affrontare un problema, quello della non autosufficienza, che anche nella nostra regione registra numeri emblematici e allarmanti. In Veneto si stima che vivano circa 330mila ultra65enni non autosufficienti. Di fatto il 28% degli anziani, per lo più over 80, rientra in questa condizione. Situazione che è destinata a peggiorare con l’invecchiamento della popolazione. Secondo l’Istat, gli ultra65enni veneti sono attualmente 1.167.759, il 24,4% della popolazione, ma fra dieci anni arriveranno a 1.410.571, circa il 30% degli abitanti. Se prendiamo in esame i “grandi anziani”, i più interessati al problema della non autosufficienza, il trend è ancora più emblematico. I veneti di età compresa fra gli 85 e gli 89 anni aumenteranno del 20,7%, quelli fra i 90 e i 94 anni del 33% e gli ultre95enni del 38%.
«Di fronte a questi dati servirebbero interventi più ampi e incisivi - concludono Biancardi, Cupani e Rocco - Se non si mettono in campo molte più risorse, gli anziani non autosufficienti e le loro famiglie si sentiranno sempre più sole e abbandonate, nell’ambito di una condizione, quella appunto della non autosufficienza, definita da molti come la pandemia del nuovo millennio».