Come sarà la perequazione nel 2025 e quali servizi offre il nuovo Dipartimento previdenza della Fnp Veneto

Previdenza e fisco | Servizi TV

16/12/2024



Il tasso di rivalutazione per le pensioni dal 1° gennaio sarà dello 0,8%. Tra invece le iniziative specifiche a sostegno dei pensionati avviate dal nuovo Dipartimento previdenza


È uscito il decreto del Ministero dell’Economia che stabilisce il tasso di rivalutazione delle pensioni per il 2025: sarà dello 0,8% e siamo, quindi, in grado di dire ai pensionati di quanto aumenteranno le loro pensioni dal 1° gennaio. Tuttavia sempre con la precisazione che finché la Legge di Bilancio 2025 non è approvata in Parlamento, tutto può essere passibile di modifiche. Illustriamo anche l’attività del neonato Dipartimento previdenza della Fnp Veneto, che è già al lavoro con tre attività specifiche per aiutare i pensionati a vedersi riconosciuti i loro diritti attraverso l’invio di diffide e richieste all’Inps. Abbiamo approfondito questi temi anche nell’ultima puntata del 2024 di Parliamo di… su TV7 andata in onda l’11 dicembre e che si può rivedere in questa pagina: erano ospiti il segretario regionale Giancarlo Pegoraro e il coordinatore del Dipartimento previdenza Francesco Bisognano.


LA RIVALUTAZIONE DELLE PENSIONI NEL 2025


La perequazione è il modo in cui lo Stato dovrebbe garantire ai pensionati la tutela del potere d’acquisto delle loro pensioni, rivalutandole ogni anno per agganciarle all’inflazione. Ricordiamo che dal 2011 a oggi i Governi che si sono succeduti hanno trovato in ogni Legge di Bilancio soluzioni creative (li abbiamo definiti meccanismi di sterilizzazione) per non garantire la rivalutazione piena per tutti, fermo restando che gli assegni più bassi sono sempre stati tutelati.

Nel DDL Bilancio è previsto il ritorno al meccanismo di rivalutazione “Prodi migliorato”, che prevede la rivalutazione piena (100% del tasso) per tutti per la quota di pensione fino a 4 volte il trattamento minimo, la prima fascia. Per la parte di pensione superiore, si applica una percentuale del tasso di rivalutazione con un calcolo a scaglioni stile Irpef prevendendo altre due fasce: il 90% del tasso di rivalutazione per le pensioni da 4 a 5 volte il trattamento minimo, il 75% del tasso di rivalutazione per le pensioni superiori. Ricordiamo che questo sistema è il meccanismo di rivalutazione “parziale” che i sindacati ritengono più equo e sostenibile, perché limita le perdite e lo strascico nel tempo delle stesse.

A fine novembre il Ministero dell’Economia ha stabilito il tasso di rivalutazione per il 2025 che sarà dello 0,8%. Non ci sarà conguaglio per il 2024 perché l’anno si è chiuso con l’inflazione definitiva al 5,4%, uguale al tasso di rivalutazione previsionale previsto a novembre 2023. Nel DDL Bilancio è previsto anche per il 2025 un incremento aggiuntivo e transitorio per le pensioni minime: la loro rivalutazione sarà quindi 0,8+2,2 (l’incremento)= 3%.

 Con un tasso di rivalutazione così basso, le pensioni saranno aumentate mensilmente di pochi euro. E la Fnp non teme che, all’approvazione definitiva della Legge di Bilancio, ci siano colpi di mano con l’introduzione di nuovi meccanismi di sterilizzazione. Ma resta vigile. E impegnata: si può lavorare per ottenere qualcosa in più per le pensioni molto basse, soprattutto per quelle di natura contributiva. Non è sottovalutare, infatti, il fatto che il circa il 73% dei pensionati ha una pensione fino a 2.400 euro lordi al mese (cioè fino 4 volte il TM, per la precisione 2.394,44): 2 pensionati su 3 sono nella fascia con rivalutazione piena. E che poco più del 6% dei pensionati ha un assegno inferiore il trattamento minimo di circa 600 euro (per la precisione 598,61).

In allegato a questo articolo si trova uno schema riassuntivo della rivalutazione delle pensioni nel 2025, mentre un’analisi più approfondita sul tema della perequazione si può trovare a questo link.

ATTIVITÀ DEL NUOVO DIPARTIMENTO

Il nuovo Dipartimento previdenza, che si è formalmente costituito a inizio dicembre, è partecipato da tutte le Fnp territoriali del Veneto con un proprio componente, ed è guidato da un coordinatore. Oltre a supportare la segreteria regionale con l’analisi tecnica delle tematiche previdenziali, il Dipartimento ha un mandato molto “pratico”: condividere esperienze e procedure, per rendere sempre più efficace ed efficiente l’attività di sostegno dei singoli pensionati nel confronto con gli enti preposti, Inps in primis, affinché possano godere appieno di tutti i loro diritti. È, infatti, una “regola” che i diritti inespressi, magari risultato di normative successive al pensionamento, non sono riconosciuti automaticamente, ma vanno richiesti.

Tre, in particolare, sono le attività avviate dal Dipartimento: sono sintetizzate anche nei volantini allegati al questo articolo e, per ogni informazione, basta rivolgersi alla sede della propria Fnp territoriale.

1) Tagli perequazione 2022-2023-2024

La Corte dei Conti della Toscana (ordinanza n. 33/2024) ha rinviato alla Corte Costituzionale le Leggi di Bilancio per gli anni 2022, 2023, 2024 nella parte in cui tagliano la rivalutazione piena per le pensioni oltre 4 volte il trattamento minimo. Il ricorso punta a ottenere il riconoscimento della rivalutazione piena per tutti e, se la Consulta gli darà ragione, i pensionati interessati potranno chiedere gli arretrati. Ma, non sapendo quando potrà arrivare la sentenza, è utile interrompere la decorrenza della prescrizione inviando una richiesta all’Inps.

2) Riliquidazione pensioni pubbliche (aumenti CCNL 2019-2021)

Nei rinnovi contrattuali del pubblico impiego sono previsti aumenti retributivi per il periodo 1.01.2019-31.12.2021. Questi aumenti hanno effetto anche su TFR/TFS e sulla pensione. L’amministrazione di provenienza deve corrispondere gli arretrati e trasmettere i dati all’Inps. L’Inps, poi, deve riliquidare ai pensionati il TFR/TFS e ricalcolare l’importo della pensione. Questo però può non succedere per un ritardo o un difetto di comunicazione tra gli enti.

Siccome il termine di prescrizione per richiedere eventuali arretrati è di 5 anni, i pensionati pubblici in pensione dal 1 gennaio 2019 possono rivolgersi alle sedi Fnp per verificare la loro posizione e, in caso, essere assistiti per inviare le richieste all’amministrazione di provenienza e all’Inps.

3) Il blocco stipendiale scuola (2013)

Il blocco stipendiale del pubblico impiego del 2013 (Governo Monti) ha riguardato in modo particolare tutto il personale scolastico (docenti e personale ATA). Recentemente la Cassazione ha confermato la legittimità del blocco, ma ha stabilito che questo non pregiudica la progressione di carriera. Ciò comporta una differenza economica che ha effetti su (in ordine) retribuzione, TFR/TFS e pensione.

Siccome il termine di prescrizione per richiedere eventuali arretrati è di 5 anni, tra i già pensionati gli interessati sono quelli che sono in pensione dal 1° gennaio 2019. In attesa di altri pronunciamenti della Cassazione, è necessario inviare una diffida a Ministero e all’Inps. La Fnp assiste chiunque voglia verificare la sua posizione e inviare la diffida.