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13/11/2024
Bene il fisco e il ritorno a un sistema di rivalutazione più equo, e bene aumentare le risorse sulla sanità. Ma preoccupazione per la destinazione effettiva delle risorse e per i tagli ai Comuni
Sulla bozza di Legge di Bilancio 2025 è necessario fare chiarezza sulle misure previste che sono effettivamente positive, e su quelle che ancora non accennano a risolvere le criticità del nostro Paese. Proprio per questo la vigilanza del sindacato nelle prossime settimane sarà fondamentale: per correggere quel che si potrà ancora correggere nonostante le poche risorse, e per difendere i risultati che sono già scritti. Come Fnp Veneto abbiamo promosso degli approfondimenti: in questa potete vedere un servizio speciale andato in onda su TV7 Box il 6 e 7 novembre, mentre un discorso più dettagliato verrà fatto nel nostro spazio Parliamo di… su TV7 (can. 19), in onda mercoledì 13 (ore 13.15) e giovedì 14 novembre (ore 19) con la partecipazione della segretaria generale Tina Cupani. Caricheremo su questa pagina i video. Inoltre, abbiamo partecipato all’attivo dei delegati e delle delegate “Dentro e oltre il DDL Bilancio” organizzato dalla Cisl Veneto l’11 novembre.
LA MANOVRA E I TEMI CHIAVE PER I PENSIONATI
Il DDL Bilancio mette a disposizione 30 miliardi, di cui 9 in deficit. Il segnale importante è che 17,5 miliardi sono destinati a lavoratori e pensionati, con taglio del cuneo fiscale per redditi fino a 40mila euro e conferma delle tre aliquote Irpef. Bene anche i 5,5 miliardi per il rinnovo dei settori pubblici nel triennio 2025-2027. Apprezzabili poi le misure a sostegno della famiglia, i congedi parentali e incentivi per l'assunzione di lavoratrici madri.
Tre i temi principali affrontati nel DDL che impattano sui pensionati: il fisco, le rivalutazioni e gli interventi sulla sanità. Non è una Manovra che ci entusiasma, perché è l’ennesima con poche risorse. Ma noi della Cisl non facciamo lamentele strumentali: dei risultati ci sono. Ed è solo stando ai tavoli che si riesce a tutelarli e magari portarne a casa altri. Tuttavia non ci stancheremo di ripetere che è necessario avviare una vera lotta all’evasione ed elusione fiscale e all’evasione contributiva: siamo un Paese da 100 miliardi l’anno di mancate entrate, oltre ad avere 3000 miliardi di debito e 12-13 miliardi all'anno di rientro rispetto al Patto di stabilità in Europa. Ecco perché facciamo manovre a malapena per 30…
CONFERMA DELLE TRE ALIQUOTE IRPEF
La conferma dell'aliquota Irpef al 23% per i redditi fino a 28.000 euro lordi annui è positiva, considerando che oltre l'80% dei pensionati veneti rientra in questa fascia. L'accorpamento delle aliquote, che fino allo scorso anno prevedeva il 23% fino a 15mila euro e il 25% per i redditi tra 15mila e 28mila euro, ha già permesso una riduzione delle tasse fino a 250 euro. Attualmente è in discussione l'ampliamento della fascia al 35% per i redditi fino a 60mila euro, senza pregiudizi da parte della Cisl. Tuttavia, rimane critica la questione per i pensionati nella no tax area, che non possono portare in detrazione le spese sanitarie. Inoltre, i pensionati italiani restano tra i più tassati d'Europa.
RITORNO AGLI SCAGLIONI PER LE RIVALUTAZIONI
Come già spiegato in questo articolo, nel DDL è prevista la fine del meccanismo di sterilizzazione delle rivalutazioni delle pensioni superiori a 4 volte il trattamento minimo (oggi circa 2.400 euro lordi al mese). Il meccanismo di sterilizzazione, in vigore con diverse modifiche dal 2011 (eccetto il 2022), prevedeva che il tasso di rivalutazione fosse applicato pienamente solo fino a una certa soglia (inizialmente 3 volte il trattamento minimo, poi 4 dal 2022), mentre oltre tale soglia veniva applicata una percentuale del tasso e sull'intero importo della pensione. Il risultato è stato un adeguamento delle pensioni all’inflazione di molto inferiore a una rivalutazione piena, con una perdita trascinata nel tempo.
Se non ci saranno colpi di mano, il meccanismo di rivalutazione per il 2025 sarà il cosiddetto “Prodi migliorato”, il meccanismo della legge 388/2000 “migliorato” dal fatto che la fascia “protetta” non è più fino a 3 volte il trattamento minimo ma fino a 4. Com’è noto, con questo sistema tutte le pensioni sono rivalutate al 100% del tasso di inflazione per la quota di fino a 4 volte il trattamento minimo, poi per le pensioni superiori viene applicata una percentuale del tasso con un meccanismo a scaglioni simile a quello dell'Irpef: 90% da 4 a 5 volte il trattamento minimo, 75% oltre 5 volte. In mancanza di una rivalutazione piena, questo meccanismo è da sempre quello favorito dai sindacati perché il più equo e sostenibile. Un altro punto positivo del DDL riguarda le pensioni minime. È previsto anche in questa Legge di Bilancio un ulteriore sostegno per il 2025 e il 2026 con incrementi aggiuntivi e transitori rispettivamente del 2,2 e 1,3%.
LE
CRITICITÀ SUL SISTEMA DI PEREQUAZIONE
Esistono però diverse criticità. L'intero sistema di perequazione necessita di una revisione. Attualmente, il tasso di rivalutazione viene stabilito a novembre per tutto l'anno successivo, con eventuali conguagli che si vedono l'anno dopo ancora. A oggi (13 novembre), non è ancora noto quale sarà il tasso di rivalutazione stabilito dal MEF per il 2025. Inoltre, negli anni si è osservato che se il tasso di rivalutazione è basso, viene utilizzato il sistema “Prodi migliorato”; se è alto, scattano le sterilizzazioni. Questo approccio instabile richiede una vigilanza costante fino all'approvazione della Legge di Bilancio.
È inoltre importante considerare l'impatto sui pensionati medi e medio-alti. Penalizzare continuamente queste fasce di pensionati invia un messaggio contraddittorio: da un lato, si cerca di trattenere i lavoratori il più a lungo possibile, quindi maturando il massimo della pensioni possibile. Ma dall'altro, proprio le pensioni medie e medio-alte sono state quelle più colpite dalle misure di perequazione. Infine, mentre gli interventi sulle pensioni minime sono doverosi, è essenziale partire dalle pensioni minime da contribuzione.
LE RISORSE PER LA SANITÀ: IL PROBLEMA È LA DESTINAZIONE EFFETTIVA
Il Fondo sanitario nazionale è incrementato per il 2025 di 1,3 miliardi a cui si aggiunge 1 miliardo dal bilancio pluriennale sul 2025: il totale del fondo per la sanità va a 136 miliardi, che diventeranno 140 nel 2026. Sebbene l'aumento delle risorse sia positivo, ciò non compensa ancora i tagli precedenti, e sarà essenziale vigilare sulla destinazione di queste risorse.
Le priorità della Fnp sono chiare: potenziare la sanità territoriale e la telemedicina, creare un sistema di accoglienza e gestione della non autosufficienza che integri domiciliarietà e residenzialità, sostenere i caregiver familiari e valorizzare il personale sanitario. È fondamentale, quindi, portare a compimento il DM77 e la Legge Anziani (L. 33/2023) previste dal PNRR, assicurandosi che nessun euro venga perso. Tuttavia, si rileva nel DDL una mancanza di interventi nella promozione del benessere degli anziani e nella prevenzione della non autosufficienza.
Un'area di preoccupazione riguarda i tagli agli enti locali, soprattutto per l’impatto sui servizi sociali. La manovra prevede un blocco del turnover al 75% per il 2025, mentre la carenza media di personale nei comuni veneti è del 30%. Inoltre, i tagli alla spesa corrente potrebbero tradursi in 80 milioni di euro in meno per il Veneto, mettendo a rischio i servizi ai cittadini, in particolare quelli sociali.