Comunicati Stampa | Non autosufficienza
01/08/2024
Il commento dei sindacati veneti dei pensionati Spi Cgil, Fnp Cisl e Uilp Uil del Veneto al recente pronunciamento della Cassazione in un caso di Alzheimer
La recente
sentenza della Corte di Cassazione n. 525/2024 ha gettato scompiglio nel mondo
dei centri servizi anziani (ex case di riposo), poiché ha respinto il ricorso
di una struttura, che chiedeva il pagamento della retta per la quota di
prestazioni socioassistenziali a carico di una persona ricoverata con
Alzheimer. La Corte, valutando che si trattasse di prestazioni non scindibili
da quelle sanitarie, ha invece stabilito che l’intera retta deve essere a
carico del Servizio Sanitario Nazionale. «Questa
sentenza conferma l’orientamento di altri tribunali che si sono pronunciati
prima, ma dal nostro punto di vista dà valore giuridico a due questioni
importanti», commentano le segretarie generali dei sindacati veneti dei
pensionati Nicoletta Biancardi (Spi
Cgil), Tina Cupani (Fnp Cisl) e Debora Rocco (Uilp Uil), «la prima è che nei centri servizi anziani i
pazienti, e non parliamo solo di persone con decadimento cognitivo, arrivano
quando le famiglie non riescono più a occuparsi di loro, quindi con un bisogno
sociosanitario tale da rendere la distinzione
tra prestazione “sanitaria” e “assistenziale” ormai una questione di lana
caprina». Ma su questa distinzione si gioca la differenza tra quota
sanitaria, coperta da impegnativa, e quota alberghiera, che include le
prestazioni assistenziali e prevede la compartecipazione delle famiglie.
La seconda
questione riguarda l’occasione irripetibile che è la riforma della gestione della non autosufficienza, prevista dal PNRR
e compresa nella Legge Delega Anziani n.
33/2023, che per ora ha visto come decreto attuativo solo il n. 29/2024: nella
legge è finalmente scritto nero su bianco un disegno di presa in carico globale
e uniforme in tutto il territorio nazionale dell’anziano non autosufficiente,
con una forte spinta alla domiciliarietà.
«La sentenza della Cassazione e, soprattutto, il clamore che si è creato nel
settore – continuano le segretarie - ci danno ragione nel chiedere ancora una
volta che la Legge Delega venga
finanziata adeguatamente: non si può pensare a riformare la gestione degli
anziani non autosufficienti, il cui numero
crescerà esponenzialmente a fronte di famiglie sempre meno numerose,
semplicemente riorganizzando le risorse già presenti. Servono nuovi fondi».
In Veneto gli anziani non autosufficienti sono circa
328mila, il 28,4% di tutti gli over 65. I centri servizi anziani sono 382,
239 privati (con il 49,7% dei posti letto) e 143 pubblici (50,3% dei posti). Da
disposizioni della Regione (le DGR), ci sono circa 32.600 posti letto
autorizzabili, incrementabili fino a 36.600 coi Piani di Zona, ma effettivi ce
ne sono circa 31.400. La Regione con il 2024 “dovrebbe” raggiungere l’obiettivo
di coprire con le impegnative di residenzialità l’87% dei posti letto
disponibili (nel 2021 ne copriva il 75%). Questo significa che più del 10% delle famiglie con un anziano
in struttura paga interamente la retta (mediamente 85 euro al giorno da una
ricognizione fatta da Spi, Fnp, Uilp del Veneto, a fronte dei 62 se l’impegnativa
c’è). Ma è altrettanto evidente che la stragrande
maggioranza degli anziani non autosufficienti è assistita in casa da caregiver familiari o assistenti familiari
(badanti), con il contributo dell’indennità di accompagnamento solo se
invalidi al 100%, e un sostegno domiciliare tra la ADI (assistenza domiciliare
integrata) gestita dalle Ulss e il SAD (servizio di assistenza domiciliare) gestito
dai Comuni, che non raggiungono tutti. Mentre le spese vive e la fatica
quotidiane sono scaricate sulle famiglie. «Che
si decida di tenere il proprio familiare in casa, o di ricoverarlo in
struttura, è ora che il servizio pubblico (Stato, Regioni ed enti locali) pensi
non solo a scrivere belle norme, ma trovi e organizzi le risorse per renderle
attuabili e dare finalmente risposta alle famiglie», concludono Spi Cgil,
Fnp Cisl e Uilp Uil del Veneto.