Nella bozza di Legge di Bilancio 2025 torna il sistema di rivalutazione delle pensioni a scaglioni

Nella bozza di Legge di Bilancio 2025 torna il sistema di rivalutazione delle pensioni a scaglioni

Attività sindacali | Previdenza e fisco

30/10/2024



Tra tutti i meccanismi che non garantiscono la perequazione piena per tutti, è quello meno penalizzante e più equo: la Cisl difenderà questo principio

Con la presentazione della bozza di Legge di Bilancio 2025, l’ennesima con poche risorse a disposizione, come Cisl e come Fnp possiamo dire di aver ottenuto dei risultati grazie alla nostra linea di confronto e dialogo finché esso è possibile. Il primo grande successo per noi pensionati è l’annuncio che dal 2025 viene meno la “sterilizzazione” delle pensioni e il ritorno del meccanismo a scaglioni (stile Irpef), molto più equo e meno penalizzante di quelli che abbiamo subito negli ultimi 15 anni, con l’eccezione del 2022 (Governo Draghi). Ricordiamo, tuttavia, che qui parliamo solo di bozza di Legge di Bilancio: vigileremo affinché Governo e Parlamento non facciano passi indietro.

La rivalutazione nel 2025, cosa dice la bozza

Per il 2023 e il 2024, con una inflazione rispettivamente dell’8,1% e (attualmente) del 5,4%, il Governo Meloni ha da una parte confermato la piena rivalutazione delle pensioni fino a 4 volte il trattamento minimo, un ampliamento della platea (prima era fino a 3 volte il trattamento minimo) che avevamo faticosamente ottenuto dal 2019. Dall’altra però ha reintrodotto quel meccanismo odioso, inaugurato dal Governo Letta nel 2014, tale per cui la perequazione parziale per le pensioni più elevate è applicata sull’intero importo della pensione, e non sulla parte eccedente il “cuscinetto” fino a 4 volte il trattamento minimo. Questo meccanismo estremamente penalizzante ha creato da sempre una forte perdita del potere d’acquisto dei pensionati, ridotto in media del 30% con un effetto di trascinamento non più recuperabile.

Ebbene, dal 2025 – prevede la bozza - si torna al meccanismo per scaglioni: resta la rivalutazione piena al 100% per le pensioni fino a 4 volte il trattamento minimo, per quelle superiori si riconosce il 90% (da 4 a 5 TM) e il 75% (da 5 TM) per gli importi eccedenti la quota di pensione “tutelata” al 100%. Sarà davvero così? Al momento questo dice la bozza, ma fino all’approvazione della Legge di Bilancio possono esserci altri colpi di mano o ripensamenti: come sindacato vigileremo attentamente, e molto dipende anche da quale tasso di perequazione verrà stabilito per il 2025 dal Ministero dell’Economia con il consueto decreto a novembre.

La nostra battaglia di lungo termine, tuttavia, resta quella di arrivare a una completa riforma previdenziale, che preveda anche la separazione netta nel bilancio Inps delle voci per la previdenza e per l’assistenza, e che sancisca la rivalutazione piena per tutti. E non ci stancheremo di ripetere che serve un segnale chiaro nella lotta all’evasione e all’elusione fiscale, perché siamo un Paese da 100 miliardi l’anno di mancate entrate, e facciamo manovre a malapena per 30.

Confermati gli incrementi transitori per le pensioni minime

Nella bozza si legge che a completamento degli interventi transitori finalizzati a contrastare gli effetti dell’inflazione registrati negli anni 2022 e 2023 e in attesa di un potenziamento delle misure strutturali vigenti a favore dei pensionati in condizioni disagiate, si estende anche per le annualità 2025 e 2026 l’aumento delle pensioni di importo pari o inferiore al trattamento minimo INPS, con una ulteriore perequazione del 2,2% per il 2025 e del 1,3% per il 2026.

La Cisl e il resto della Manovra

«La Legge di Bilancio ha recepito gran parte delle priorità Cisl», ha detto il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra intervistato a Economia24. «Oltre la metà delle risorse sono orientate sul fronte del sostegno ai redditi da lavoro dipendente, con la scelta di rendere permanente e ampliare a 40mila euro il taglio del cuneo fiscale e contributivo che aumenterà le buste paga di più di 14 milioni di lavoratori. Importante la proroga dell’accorpamento delle due aliquote Irpef, condizione necessaria per aiutare i redditi bassi, stimolare i consumi, migliorare l’economia. È positivo il ritorno alla piena indicizzazione delle pensioni, apprezzabili i sostegni a famiglia e natalità così come maggiori risorse per la sanità. Positiva la continuità della detassazione sui premi di risultato, welfare contrattuale e fringe benefit ampliati ad altre platee di lavoratori. Bene le risorse per il rinnovo del contratti pubblici nel triennio 2025/2027. Si tratta ora di difendere questi risultati durante l’iter parlamentare. Contemporaneamente il nostro impegno sarà rivolto dentro e fuori il perimetro della Manovra a ottenere miglioramenti e avanzamenti . Chiediamo l’aumento delle pensioni minime e risorse ulteriori sulla non autosufficienza, di eliminare i tagli strutturali agli organici della scuola , di ridurre le tasse sul ceto medio» – ha concluso Sbarra.

In allegato il volantino della Cisl che sintetizza i risultati ottenuti nella bozza di Legge di Bilancio 2025