Non autosufficienza | Servizi TV
25/10/2024
Evento il 22 ottobre a Vicenza con la partecipazione di ricercatori e docenti di Censis, CNR, UniCamillus e Università di Padova, Anteas e l’associazione familiari AMA Ovest Vicentino
Si stima che nel 2050 nel mondo ci saranno
131,5 milioni di persone affette da demenza, e ogni 3 secondi c’è una nuova diagnosi. Ma
questo spettro di patologie, come il più famoso Alzheimer, è nel senso comune un problema solo degli
anziani e delle loro famiglie. I quali subiscono insieme quel che viene
definito “stigma sociale” e spesso vivono la malattia in condizione di
isolamento. Ma le demenze, per i numeri e l’imopatto, sono un problema
dell’intera comunità e sono anche oggetto di molte ricerche, che concordano su
un risultato: uno stile di vita sano
riduce del 40% il rischio di svilupparle. All’Alzheimer in particolare la
Fnp Veneto ha dedicato il 22 ottobre a Vicenza il seminario ALZHEIMER:
prevenzione, cura, costi e ricadute
sociali.
Sul seminario è andato
in onda un servizio su TV7 Box (can. 19) il 23 e 24 ottobre,
che si può rivedere in questa pagina.
Il contributo scientifico: impatto
economico e sociale
La parte
scientifica del seminario ha visto la partecipazione di
ricercatori e docenti: Katy Vaccaro,
responsabile Ricerca biomedica e salute del Censis; Stefania Maggi, dirigente di
ricerca del CNR – Istituto di neuroscienze a Padova; Nicola Veronese, associato di Geriatria all’UniCamillus Roma Roma e Martina Celidoni, associata
in Scienza delle finanze all’Università di Padova.
La dott.ssa
Vaccaro e la prof.ssa Celidoni si sono concentrate sull’impatto sociale ed economico delle demenze.
Un’indagine condotta dal Censis sui caregiver,
conferma che le demenze hanno un impatto molto elevato sulla salute e
sulla vita degli stessi: il 45% dice
che non può appoggiarsi a una rete di
servizi adeguata, che sono appannaggio di fatto di pochi pazienti.
Interessante la componente di genere: la maggior parte dei caregiver è donna,
ma è donna anche la maggior parte dei malati, fattore probabilmente legato alla
maggior longevità femminile. La prof.ssa
Celidoni ha riportato uno studio che divide il costo per la gestione
economica della malattia in costi
diretti (medici e sociali) e costi indiretti: i primi riguardano
l’assistenza “strutturata” (medici, visite, farmaci, ospedale, assistenza
domiciliare, assistenza in struttura), i costi indiretti sono rappresentati
dalla cura informale e da quanto una famiglia spende di tasca propria, out of pocket in gergo tecnico. Ebbene:
i costi diretti medici rappresentano il 15% delle uscite, i costi diretti
sociali il 45% e i costi indiretti ben
il 40%.
Il contributo scientifico: la prevenzione
Come detto, la letteratura scientifica è concorde nel dire
che è possibile ridurre il rischio di sviluppare demenze,
e il come è fatto di interventi semplici,
da adottare auspicabilmente sin dalla gioventù: aderire alla dieta
mediterranea, fare una regolare attività fisica e mantenersi attivi
socialmente. Ciò abbatte del 40% la possibilità di ammalarsi. E molte ricerche
sono in corso perché c’è interesse ad approfondire gli approcci non
farmacologici.
La prof.ssa
Maggi ha sottolineato che la dieta
mediterranea è ormai promossa a pieni voti da tutta la comunità scientifica,
ma ha anche ricordato che essa “non è” la dieta abituale degli italiani
contemporanei, i quali – purtroppo – si sono spostati verso uno stile alimentare
troppo “occidentale”. La dieta mediterranea
classica è quella che prevede un consumo regolare di cereali, frutta e verdura
e di proteine di origine vegetale (legumi) con una prevalenza nei condimenti
dei grassi buoni dell’olio d’oliva.
Un altro elemento di
prevenzione sono i vaccini, la cui
correlazione nello scongiurare lo sviluppo delle demenze è studiata sin dagli
anni Settanta, ma non c’è ancora un responso certo, anche se ci sono
significativi risultati nella riduzione del rischio in un recente studio sul
vaccino contro l’Herpes Zoster. Tuttavia è certo che qualsiasi tipo di malattia,
infettiva o batterica, lascia strascichi nell’organismo ed è causa di malattia acuta e cronica,
con peggioramento delle patologie croniche preesistenti.
Dello stile di vita sano fa parte anche l’attività fisica,
di cui ha parlato il prof. Veronese:
in relazione alla prevenzione delle demenze mancano ancora delle linee guida
europee, tuttavia la comunità scientifica è concorde che una regolare attività
fisica, anche blanda, ha degli effetti positivi nel benessere psicofisico
globale della persone, anche dal punto di vista sociale se svolta in compagnia,
che contribuiscono certamente a ritardare l’insorgenza del decadimento
cognitivo. È da sottolineare, anche pensando alle forme di autoisolamento in
cui vivono le persone con demenza, che un lieve deterioramento cognitivo non
è un ostacolo all'esercizio fisico che, a sua volta, può invece essere
positivo proprio in termini di sensazione di benessere psicofisica.
Il ruolo delle
famiglie e della società
Anna Perlotto,
presidente ass. AMA (Associazione Malattia di Alzheimer) Ovest Vicentino, ha
sottolineato che per i caregiver familiari il denominatore comune è la
stanchezza (come del resto è
emerso dalla nostra ricerca):
«Avremmo proprio bisogno di politiche che si prendono cura anche di noi, e
di comunità che diventino amiche delle persone con demenza».
Da questo seminario alla Fnp è arrivata
una spinta forte a continuare il lavoro di confronto e pressione a tutti i
livelli per dare ai malati e alle loro famiglie una risposta in termini
semplicità all’accesso dei servizi. Ha sottolineato, infatti, Tina Cupani, segretaria generale Fnp Veneto: «Dobbiamo riprendere il dialogo con la Regione, perché nelle Case di comunità si attivino i PUA,
i punti unici di accesso in cui si prenda in carico la non autosufficienza in
modo chiaro e organico, con malati e familiari sicuri di avere un percorso
dedicato e servizi dedicati, che si prendano cura anche dei caregiver. L'altra
sfida che noi abbiamo come sindacato è con
i Comuni con i tavoli di contrattazione sociale e gli incontri con le nostre Ulss all'interno dei Piani di
zona: lì si sviluppa tutto il tema non solo di seguire le famiglie che
hanno difficoltà, tutto il percorso della prevenzione».
In tutto questo, come evidenziato dal presidente Anteas Veneto Amerigo Lissandron, il
volontariato è e sarà sempre presente con le attività e i servizi per i malati
e i loro caregiver (trasporto sociale, centri sollievo, café Alzheimer) e tutta
quella serie di iniziative “ricreative” all’insegna della prevenzione: gruppi
di cammino, ginnastica dolce, attività culturale.